Buona domenica,
eccomi qui con una nuova newsletter dedicata questa volta non a un personaggio né a un anniversario ma a una “categoria”. Mi piace l’idea di arrivare la domenica mattina per fare colazione insieme e spero di riuscire a mantenere questo impegno settimanale.
Nel passato le matrigne reali erano una categoria molto, molto diffusa per ragioni storiche, culturali, politiche, sociali e anche mediche. Le donne ‒ sfinite da un ciclo riproduttivo che inizia non di rado quando sono appena uscite dall’adolescenza ‒ muoiono giovani e, tranne casi eccezionali, i monarchi non restano a lungo senza sposa e regina. Perché in una corte la sovrana ha una sua precisa funzione sociale e cerimoniale e inoltre, in un’epoca in cui le epidemie non risparmiano i potenti e la medicina è ancora abbastanza approssimativa, di eredi non ce n’era mai abbastanza.
Fino all’Ottocento i sovrani governano per diritto divino e i troni si trasmettono quindi per linea di sangue. La prole generata all’interno di un matrimonio è necessaria perché garanzia di continuità, stabilità e certezza di una guida. Un avvicendamento chiaro, senza ambiguità e contestazioni, di padre in figlio, significa pace e prosperità. Pazienza se riempire le nursery reali può costare la vita alla regina di turno.
Così le spose si moltiplicano e quelle successive alla prima, oltre a mettere in produzione dei figli loro, devono farsi carico di tutti gli altri che saranno sempre e comunque un gradino sopra gli ultimi arrivati perché la primogenitura è un diritto incontestabile. Una situazione che però non contribuisce certo a rendere i rapporti sereni e idilliaci.
Una delle peggiori matrigne che la storia ricordi si chiama Anna Bolena la quale, volendo essere a tutti i costi moglie e non più solo amante, ci mette del suo nel fomentare lo scisma che già sta covando. Raggiunto lo scopo rende la vita impossibile a tutti, in particolare al filosofo Tommaso Moro, del quale esige la testa, alla figlia di primo letto, dichiarata illegittima e allontanata con ignominia dalla corte e alla ex moglie del re. Caterina d’Aragona, infatti, è ancora in vita e il ripudio della sposa legittima – che è la zia dell’imperatore Carlo V - costa ad Enrico VIII lacrime e sangue, mentre Maria Tudor, all’epoca dei fatti adolescente timida e introversa, vota odio imperituro alla matrigna e alla di lei unica erede, la futura Elisabetta I.
Un altro rapporto difficile ‒ questa volta però interrotto non dal boia, ma dal trasferimento della figliastra ad altra sede ‒ è quello fra Maria Anna d’Austria, seconda moglie di Filippo IV re di Spagna, e Maria Teresa d’Austria, che del sovrano è la figlia di primo letto. Fra le due – che sono, fra l’altro, più volte cugine per la nota tendenza degli Asburgo a sposarsi rigorosamente fra di loro – corrono solo cinque anni, ma non corre buon sangue, quindi per Maria Teresa è un sollievo sposare Luigi XIV e traslocare definitivamente in Francia, dove comunque avrà la sua buona dose di dispiaceri.
Restando in Spagna, nei primi anni del Settecento, quando sul trono ormai ci sono i Borbone, tocca a Elisabetta Farnese, seconda moglie di Filippo V, vestire i panni della matrigna (e poi anche della suocera) pestifera. La presenza dei figli di primo letto riduce infatti a zero le prospettive future dei suoi ragazzi, destinati a contare poco o nulla. In realtà non sarà così perché i due figli maggiori di Filippo V moriranno senza eredi, ma intanto Elisabetta con piglio deciso, forte del fatto che il governo regno è nelle sue mani, getta la Spagna in guerre senza fine per procurare una corona a ciascuno dei suoi amatissimi rampolli.
Ma accanto alle numerose matrigne cattive, quasi come quella tocca in sorte a Biancaneve, ce ne sono state anche alcune molto buone.
A proposito lo sapevate che per creare la famosa Grimilde i fratelli Grimm si sono ispirati a un personaggio realmente esistito? Molto probabilmente si tratta di Claudia Elisabeth Maria von Venningen, seconda moglie di Philip-Christoph von Erthal che, dal 1719 al 1748, svolge le funzioni di ministro degli Esteri per il vescovo- elettore di Magonza.
Elisabetta di Valois, terza moglie di Filippo II è una matrigna talmente amorevole per lo sfortunato, instabile e difficile don Carlos che questo rapporto, fatto di comprensione ed affetto, finisce con l'essere travisato. In epoca romantica grazie a Schiller nasce la leggenda (corroborata dal fatto che Elisabetta e don Carlos muoiono a poca distanza l’una dall’altro) di un impossibile amore fra i due. Verdi ne approfitterà per scriverci sopra un’opera meravigliosa, il Don Carlos appunto.
Se mi seguite anche su Instagram forse avete intuito che le scelte musicali dei reel e delle story non sono quasi mai casuali. La musica sinfonica e la lirica sono una grande passione - sono state anche un lavoro molti anni fa - e Verdi è uno dei miei compositori preferiti. Se non conoscete il don Carlos potete iniziare da qui, godendovi anche quel grande interprete che è Jonas Kaufmann.
Le sorelle Braganza, matrigne buone per vocazione
Nella seconda metà del XIX secolo il duca di Parma (sovrano solo di nome in quanto il suo regno fa ormai parte del regno d’Italia) si ritrova vedovo con dodici figli, molti dei quali gravemente disabili, quindi pensa bene di riprendere moglie. Dalle seconde nozze con Maria Antonia di Braganza nasceranno altri dodici bambini. È una famiglia allargata che però va d’amore e d’accordo, grazie anche carattere affettuoso e amabile del duca Roberto e alla sensibilità di Maria Antonia la quale prende sotto la sua ala protettrice tutti i figliastri, in particolare quelli meno fortunati e se ne occupa, riferiscono i testimoni, “come se li avesse partoriti lei stessa”.
Maria Antonia è una delle famose sorelle Braganza, le figlie dell’ex re Michele I del Portogallo le quali, nonostante la perdita del trono e l’esilio del padre, fanno tutte buoni matrimoni tanto che oggi diversi i troni europei sono occupati da loro discendenti.
Queste principesse di origine portoghese ma tutte nate in Germania, sembrano avere nel Dna l’attitudine a essere matrigne affettuose. Una delle sorelle maggiori di Maria Antonia, Maria Teresa, terza moglie dell’arciduca Karl Ludwig, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, sarà per i figliastri più che una madre, un riferimento costante e un porto sicuro nel quale rifugiarsi certi di trovare comprensione e affetto. Maria Teresa favorirà l’idillio del “nipote” Carlo con Zita di Borbone-Parma figlia di sua sorella Maria Antonia, mentre anni prima era riuscita persino a placare l’ira di Francesco Giuseppe convincendo l’anziano imperatore ad accettare lo scandaloso del matrimonio morganatico di Francesco Ferdinando (figliastro dell’una, nipote ed erede dell’altro) con la contessa boema Sophie Choteck.
Per il difficile e scontroso Francesco Ferdinando la matrigna sarà sempre l’amatissima “mama”, la donna che per tutta la vita lo capisce, lo conforta e lo sostiene con un affetto enorme. Maria Teresa farà anche molto altro, dopo l’attentato di Sarajevo si prenderà cura degli orfani, i piccoli Hohenberg, frutto di una unione non dinastica e quindi praticamente inutili ai fini della successione, anzi imbarazzante ricordo di un legame scandaloso.
Un’altra sorella, Maria Josèphe di Braganza aveva sposato nel 1874 il fratello dell’imperatrice Elisabetta, il duca Carlo Teodoro in Baviera, vedovo e padre di una bambina che, dopo aver abbandonato la carriera militare, si era laureato in Medicina ed era diventato un famoso oftalmologo.
Qualche secolo prima c’è stata un’altra matrigna che ha avuto un legame particolare la figlia di primo letto del marito. Sono nozze politiche quelle fra Carlo il Temerario duca di Borgogna e Margherita di York, la sorella del re inglese Edoardo IV. La duchessa di Borgogna vede raramente lo sposo, perennemente occupato a difendere il suo stato, ma con la figliastra Maria (che all’epoca del nuovo matrimonio del padre ha 11 anni) il rapporto è subito affettuoso.
L’unica erede delle terre storiche di Borgogna e delle Fiandre trova in Margherita non solo una madre amorevole ma anche un’amica, una persona sempre pronta a sostenerla e a consigliarla. La duchessa (che non avrà figli suoi, anzi esiste il dubbio di un matrimonio in realtà mai consumato) seguendo la tradizione della coltissima e fastosa corte borgognona, segue con particolare attenzione anche l’educazione della giovane principessa che studia latino, storia, letteratura cortese, musica.
L’improvvisa morte del Temerario, caduto il 5 gennaio 1477 sotto le mura di Nancy, lascia le due donne sole in una situazione disastrosa e le fa piombare in un tunnel di lotte controversie e dispute. Margherita farà di tutto il possibile per aiutare la figliastra a tenere insieme la sua eredità borgognona e sarà lei a concludere le trattative per il matrimonio della figliastra con l’arciduca Massimiliano d’Asburgo. La duchessa farà da madrina al primogenito della coppia, mentre la secondogenita avrà il suo nome.
Quando Maria muore tragicamente, a soli 24 anni per le conseguenze di una caduta da cavallo durante una caccia, Margherita si occuperà dei due bambini rimasti orfani e manterrà viva la memoria della loro madre. Molti anni dopo, nell'inverno del 1500, la vedova del Temerario porterà al fonte battesimale un bambino nato a Gand pochi giorni prima e che si chiama Carlo in onore del bisnonno duca di Borgogna e farà molto parlare di sé.
Maria di Borgogna è la protagonista di un episodio di “Una storia (reale) al mese” che potete scaricare qui.
E a proposito di storie reali è in arrivo una novità, la prossima storia mensile sarà in realtà un webinar, dedicato a un tema affascinante: l’emofilia nella discendenza della regina Vittoria. Un argomento complesso e delicato a cui ho dedicato molte ricerche tanto da essere invitata a parlare a un convegno di medici che si è svolto a Ferrara nel 2022. Il webinar sulla storia dell'emofilia si terrà VENERDì 28 FEBBRAIO alle ore 21. Nei prossimi giorni anticiperò qui nella newsletter il link per accedere all'incontro.
Vi auguro di trascorrere una bella giornata e vi aspetto qui con tutte le info sul webinar.
Marina
ps la newletter periodica è partita così in sordina che nessuno si è accorto di un post che ho pubblicato nella home di Substack ma non ho inviato via mail. Eccolo qui “Il giorno che Mary Stuart perse la testa”.
Buongiorno, leggo sempre volentieri. Grazie per tutto il tuo sapere che condividi con noi. Buona domenica ☺️
Buongiorno Marina e grazie! I tuoi racconti sono sempre molto interessanti e coinvolgenti, iniziare la giornata leggendoti è un grande piacere. Buona Domenica!