8 febbraio 1587: il giorno che Mary Stuart perse la testa
L'8 febbraio 1587 la vita tragica ed avventurosa di Maria Stuart finiva sotto la scure di un boia alle dipendenze della cugina (di secondo grado per essere precisi) Elisabetta Tudor. Triste fine quella della regina di Scozia la cui esistenza non è stata un esempio di lungimiranza né di virtù.
Eppure sul lungo periodo ha vinto lei. Alla morte di Elisabetta I, la regina vergine, non ci sono eredi diretti di Enrico VIII e il trono tocca al più prossimo discendente di Enrico VII ovvero Giacomo Stuart pronipote di Margaret Tudor la figlia maggiore del primo re Tudor.
Giacomo I (VI come re di Scozia) dà in moglie sua figlia Elisabetta a Federico elettore palatino (re di Boemia per un solo inverno); i due sono i genitori di Sophia che sposa Ernesto Augusto elettore di Hannover e il cui figlio Giorgio sarà re d'Inghilterra. Re Carlo III che è un discendente di Maria Stuart alla tredicesima generazione.
Regina di Scozia all’età di sei giorni, Maria Stuart non ha ancora sei anni quando si vede offrire la prestigiosa corona francese. Trasferita in fretta e furia in Francia da una madre che vuole sottrarre quest’unica e preziosissima figlia alle grinfie della temibile nobilità scozzese e dei vendicativi inglesi, Maria cresce insieme al suo futuro sposo, il figlio maggiore di re Enrico II e di Caterina de’ Medici, ai suoi fratelli ed alle sue sorelle. Guardata a vista anche dalla famiglia materna, i potentissimi duchi di Guisa, capi del partito cattolico e feroci persecutori dei riformati. Per Maria, fidanzamento a parte, la novità è oltremodo piacevole lo charme delle residenze reali nella valle della Loira e l’atmosfera elegante della corte francese non reggono il confronto con i gelidi castelli sperduti nelle Highlands e con l’estrema rozzezza dei suoi sudditi.
In Francia la piccola regina di Scozia ha un successo strepitoso, è bellissima, fulva con brillanti occhi scuri, e nessuno le resiste, neanche il re. Intelligente, colta (parla latino, scrive poesie), vivace, molto versata nell’arte della seduzione, perfettamente educata come si conviene ad una principessa del Rinascimento, Maria cresce isolata e felice in un mondo pericolosamente irreale. Fra l'altro la ragazzina ha ereditato l’instabilità nervosa del padre, alla minima contrarietà diventa una furia, così i cortigiani evitano di crearle problemi ed acconsentono a qualunque suo capriccio. Nessuno ritiene opportuno prepararla alla vita vera ed alle sue difficoltà e, altro errore capitale, nessuno le ricorda che il regno di Scozia è un vespaio e ritiene necessario fornirle in proposito qualche utile consiglio. Insomma una bambina viziata e arrogante, il cui orgoglio smisurato viene accresciuto dagli onori e dalle attenzioni che le vengono tributate; una piccola regina che disprezza apertamente le persone di nascita inferiore alla sua, compresa la regina futura suocera, Caterina.
Purtroppo, nonostante la prospettiva scintillante di un futuro da sovrana, il fidanzato non è all’altezza delle aspettative. Il delfino, che ha tredici mesi meno di lei, è mingherlino, rachitico, spesso malato, chiuso in un ombroso mutismo e di una intelligenza decisamente modesta, però si innamora perdutamente della splendida Maria e fa di tutto per piacerle. I due ragazzi vengono uniti in matrimonio il 24 aprile 1558 con una fastosa cerimonia a Notre Dame. Lei è splendida, non una bellezza classica (altissima per l’epoca e con un lungo naso), ma affascinante e ammaliatrice con in più una dote che sarà un’arma a doppio taglio. La magnifica ma fragile Maria provoca negli uomini il desiderio irresistibile di prenderla fra le braccia, proteggerla, salvarla dal mondo e dalle sue brutture. Ma ancora non è tempo di tragedie, la spensierata regina di Scozia, circondata dal muro costruito attorno a lei dagli zii Guisa, non si rende conto di quanto sta accadendo in Francia, dove gli antagonismi confessionali stanno per diventare una guerra di religione, mentre nel suo regno è ormai considerata solo un’estranea.
Pedina ed ostaggio del potere, in quello stesso periodo Maria – o chi per lei - pensa sia utile rivendicare anche il diritto alla corona d’Inghilterra arrivata finalmente sulla testa della cugina Elisabetta I. Per il re di Francia la prospettiva di unire al suo anche il regno di Scozia e quello di Inghilterra è decisamente allettante e la nuora sta al gioco, pericoloso ma interessante. La situazione peggiora con la improvvisa e tragica morte di Enrico II, ucciso accidentalmente in un torneo nel 1559, e l’ascesa al trono della giovane coppia, ovviamente in mano ai terribili Guisa che guidano il giovane sovrano secondo i loro interessi e desideri. I vecchi poteri feudali che l’autorità regia aveva con tanta fatica privato dell’egemonia, tentano di risorgere mescolati alle divergenze di ordine religioso. Il brevissimo regno di Francesco II è infatti marcato da un unico tragico evento, i “tumulti di Amboise”, ovvero un fallito colpo di stato militare ai danni dei Guisa (ai quali i “riformati” tentano di strappare il controllo sul giovane e inerme sovrano) e da questi ferocemente represso. La carneficina naturalmente avviene sotto gli occhi di tutti, per giorni le strade di Amboise sono coperte di sangue, i cadaveri degli insorti vengono abbandonati ovunque e tutta la corte assiste agghiacciata alle esecuzioni. Maria per la prima volta si confronta con la realtà politica di quel periodo, ma il brutale risveglio serve a poco. I giorni del fragile Francesco II sono contati, il re tira avanti con difficoltà e la giovane sposa assiste con sgomento all’agonia di quello che è un marito solo di nome. Il 5 dicembre 1560 il figlio maggiore di Caterina de’ Medici muore, probabilmente a causa di un ascesso ad un orecchio, e per Maria Stuart è la fine dei sogni francesi. Il nuovo re Carlo IX ha solo nove anni e il potere adesso è tutto nelle mani della regina madre che lo conserverà saldamente per quasi tre decenni. A Maria, vedova diciottenne già a caccia di un nuovo marito, non resta che lasciare l’amata Francia per far vela verso il suo regno scozzese del quale finalmente cingerà la corona che però è fatta solo di spine. Il seguito è tragicamente noto.
La bellissima e tragica Maria Stuart è una donna pericolosa?
Non c’è uomo che possa resistere alla dolce e fragile regina di Scozia, ma purtroppo quasi tutti quelli che decidono di proteggerla, aiutarla e amarla finiscono male. Una iettatrice? Forse, e la lista delle vittime è lunga e prestigiosa. A cominciare dal padre Giacomo V, re di Scozia, che muore sei giorni dopo la nascita di questa unica figlia alla quale lascia, disperato, una corona fatta di spine. Seguono il suocero che l'adora, il marito Francesco II e più o meno tutti i parenti Guisa, il suo musicista preferito David Rizzio, il secondo marito lord Darnley, James Hepburn, conte di Bothwell suo terzo consorte e anche il duca di Norfolk che nel 1572 finisce implicato in una congiura per portare la Stuart sul trono inglese. E nel tragico computo delle vittime della regina di Scozia forse bisogna mettere anche i soldati dell'Invincibile Armata che nel 1588 il re di Spagna Filippo II lancia contro l'Inghilterra colpevole di avere decapitato questa improbabile e già parecchio screditata paladina del cattolicesimo insulare.
La vita avventurosa e romantica di Maria Stuart sembra una sceneggiatura hollywodiana e infatti la regina è stata protagonista o coprotagonista di molti film. Uno dei più famosi è la pellicola del 1936 diretta da John Ford (si proprio il Ford regista di tanti celebri film western) con una superba e intensa Katherine Hepburn.
Alla tragica regina di Scozia sono stati dedicati molti brani musicali e ben tre opere liriche fra cui la celebre Maria Stuarda di Gaetano Donizetti tratta dalla tragedia di Friederich Schiller che debutta alla Scala di Milano il 30 dicembre 1830.