Quella volta che il diamante Cullinan finì in una scatola per biscotti
ma la regina non ne sapeva assolutamente nulla
Eccomi di nuovo qui. È passato più di un mese dell’ultima newsletter ma nel frattempo sono stata due settimane in Uk e poi quando sono tornata ho ripreso un po’ le fila della vita quotidiana e del mio lavoro a cui dedico un piccolo inciso.
Vi dico subito che il libro sui gioielli di Elisabetta II, a cui lavoro dall’estate 2020, benché praticamente completo e revisionato ben due volte, è fermo. Perché ho moltissimi dubbi, perché i lasciti della regina non sono stati resi noti (e non lo saranno mai), perché ogni giorno ne viene fuori una, ma soprattutto per una questione tecnica: come autrice indipendente non mi posso permettere di acquistare foto a colori (di Getty o chi per lui) e mi sono resa conto che un lavoro del genere con foto in bianco e nero (le postcard vintage della mia collezione) sarebbe più o meno un suicidio. Al momento sto cercando delle soluzioni che ancora non ho trovato.
In questi primi mesi dell’anno inoltre ho dovuto, per forza di cose, ripensare un po’ anche al mio stare sui social perché Instagram cambia l’algoritmo con la velocità della luce. Stamattina ho postato un dialogo surreale che però rende abbastanza bene l’idea della situazione.
A seguito di questo video e di un paio di story dei giorni scorsi tante persone mi hanno scritto “che peccato”, “ma erano belle le tue story di qualche anno fa sui gioielli”, “le story su gatti e giardino erano divertenti, ci sentivamo di più nella tua vita”. Verissimo, è esattamente così, ma alla domanda “come si fa a creare una community se le storie in sequenza vengono penalizzate?”, nessuno è capace di dare una risposta. Quindi sono ancora in fase di studio e sperimentazione.
Ma veniamo al titolo della newsletter che nasce da una notizia scovata mentre facevo ricerche per una “Storia (reale) al mese” dedicata alle “Coronation Regalia”. Ho raccontato per sommi capi questa vicenda abbastanza surreale in un video postato su Instagram però qui aggiungo un dettaglio molto curioso.
Alla fine dell’estate del 1939, quando è chiaro che la guerra con la Germania è inevitabile, il governo e il sovrano decidono di nascondere le inestimabili “Coronation Regalia”. I gioielli della Corona hanno hanno un enorme valore ma anche simbolico, sono la testimonianza di quasi mille anni di storia, rappresentano il potere e i doveri del monarca quindi costituiscono il tesoro più prezioso della nazione che deve essere difeso, protetto e conservato a qualsiasi costo.
All’epoca si valutano diverse alternative e una delle ipotesi prese in considerazione è quella del diversivo: copie perfette delle “Coronation Regalia” sarebbero state affidate a Lord Athlone, fratello della regina Mary e quindi zio di Giorgio VI, che era in partenza per il Canada dove avrebbe occupato il posto di Governatore generale. Un’idea scartata subito perché se la nave fosse stata attaccata e affondata la perdita di questi simboli avrebbe avuto un effetto estremamente negativo sull’umore della nazione.
Alla fine il luogo scelto per nascondere i gioielli è il castello di Windsor, la solida fortezza costruita da Guglielmo in Conquistatore dove saranno messe in salvo anche le figlie dei sovrani, le principesse Elisabetta e Margaret. sera del 26 agosto i preziosi simboli del potere monarchico, scortati dalla Polizia Metropolitana, dal comandante degli Yeoman e da un incaricato di Garrard, il gioielliere della corona, lasciano quindi in gran segreto la Torre di Londra e arrivano a Windsor dove vengono consegnati a Sir Owen Morshead, bibliotecario reale e comandante territoriale della Guardia Nazionale.
In un primo momento Morshead avvolge le corone in vecchi giornali e le nasconde in alcune cappelliere di cuoio che tiene chiuse a chiave in una stanza sotto al suo ufficio nella round tower. E già a questo punto la situazione è discretamente surreale.
Nel giugno 1940 la situazione è sempre più critica, quindi re Giorgio VI e la regina Elizabeth, preoccupati per la sorte dei gioielli storici, decidono insieme al bibliotecario di smontare alcuni pezzi per nascondere le pietre più importanti e nel caso spostarle con facilità senza dare nell’occhio.
Morshead e un incaricato di Garrard estraggono dalle loro montature il rubino del Principe Nero, lo zaffiro di Edoardo il Confessore, lo zaffiro degli Stuart, i Cullinan, il Koh – i – nur e una dozzina di altre pietre.
Le gemme, avvolte in batuffoli di cotone, vengono sistemate in un barattolo di vetro con tappo a vite dentro al quale Morshead inserisce anche una nota firmata dal re a garanzia che tutto è stato eseguito seguendo sue precise istruzioni e senza informare altre persone. Il bibliotecario chiude il barattolo di vetro all’interno di una scatola di biscotti Bath Oliver e sigilla il tutto con nastro chirurgico.
Il 6 maggio 1941, al culmine del “blitz”, i gioielli rimasti integri e la scatola di latta vengono trasferiti in un tunnel blindato appositamente scavato sotto alle mura del castello.
Se il nemico avesse invaso l’Inghilterra Morshead sarebbe partito con la sola scatola di biscotti verso Scozia per imbarcarsi alla volta del Canada e se fosse stato intercettato avrebbe potuto seppellire la latta per recuperarla in seguito. Fortunatamente l’eroica aviazione inglese riesce a respingere gli attacchi tedeschi, il piano di Hitler di invadere l’Inghilterra fallisce e alla fine del conflitto le pietre tornano al loro posto.
Il piano organizzato per proteggere i gioielli della Corona era davvero segretissimo. Così riservato che alla stessa Elisabetta II viene rivelato nel 2019 dal giornalista Alastair Bruce durante la registrazione di un documentario della Bbc dedicato all’incoronazione. La regina quando scoppia la guerra ha solo 13 anni e non aveva alcuna idea di dove fossero nascosti i gioielli; fino, all’incontro con Bruce aveva una vaga idea che alle spesse mura dell’amato castello di Windsor fosse stato affidato il compito di proteggere sia le gemme della sua corona sia lei stessa in quanto erede al trono, ma non conosceva la storia della scatola di biscotti.
La “Storia (reale) del mese” dedicata ai gioielli della Corona arriverà la settimana prossima. A dire il vero è più un romanzo breve che una storia perché si tratta di un pdf di 45 pagine. Visitare la Jewel House della Torre di Londra significa compiere uno straordinario viaggio nella storia inglese ed entrare in contatto visivo con le “Coronation Regalia” ma l’esposizione, per quanto splendidamente riallestita dopo l’incoronazione di Carlo III, è talmente ricca di oggetti, storia e suggestioni, che non è facile capire tutti i dettagli. In questa “piccola” guida vi spiegherò tutto passo passo. Questo lavoro sulle “Coronation Regalia” è, in un certo senso, il completamento della guida digitale “Royal London” di cui è già on line l’edizione 2024.
Grazie per avermi letta fino qui. Ci risentiamo presto perché la storia (reale) dedicata alle “Coronation Regalia” uscirà in anteprima per gli iscritti alla newsletter.
Marina
ps Qualche anno fa ho aperto un canale You Tube stavo pensando di riprendere a postare video un po’ più lunghi e magari organizzare dei webinar. Il vantaggio, rispetto alle dirette Instagram, è che si possono condividere slide e foto il che rende tutto molto più interessante. Se vi volete iscrivere il canale è qui.
ps2 Durante la Seconda guerra mondiale molti oggetti preziosi e opere d’arte sono stati messi in salvo ma pochi sanno che quasi tutto l’inestimabile patrimonio dei musei italiani è stato nascosto nelle Marche, per la precisione nella rocca di Sassocorvaro grazie al lavoro segreto dell’allora sovrintendente Pasquale Rotondi.
Interessante, come sempre. Istagram fatico a capirlo anch'io, se ti perdo un posto giornaliero non lo si ritrova più...
Bellissima storia, bellissima newsletter!!