Prima di entrare nel vivo della questione vi ricordo che c’è ancora pochissimo tempo per aderire al Royal Tour on the road 2024 che ci porterà ancora una volta a Sandringham, si proprio la dimora dove re Carlo sta trascorrendo queste prime settimane fra una terapia e l’altra.
Se ci state pensando, se siete in dubbio è ora di decidere perché nel corso del 2024 abbiamo altri progetti e non torneremo a Sandringham.
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In questi giorni ho ripensato ai tanti momenti di crisi determinati da una malattia reale e in quale modo sono state gestite le informazioni. In un caso particolare si può dire che gli errori di comunicazione abbiano contribuito a scatenare una rivoluzione.
Sedici mesi dopo l’ascesa al trono ecco che il nuovo sovrano è costretto a fare dietro front e a mettersi in pausa da quello l’impegno più importante ovvero la rappresentazione della corona.
Ora, e per un periodo indefinito, la nazione è costretta a fare a meno non del re in quanto tale ma del suo corpo, della sua presenza fisica che è fortemente simbolica.
Da sempre l’autorità ha bisogno di prendere forma fisica in un individuo in carne e ossa ma, contemporaneamente, la stessa natura mortale dei sovrani è un problema. Ed è questo il motivo per cui si consolida nel corso dei secoli il paradosso di una regalità che sopravvive senza soluzione di continuità, di un re che c’è sempre: “è morto il re, viva il re”.
Il monarca, entità superiore con un’investitura divina, purtroppo però, è anche un essere umano che soffre delle malattie più comuni: dalle coliche al mal di denti, dalla depressione alla gotta.
Difficile, se non impossibile gestire questi due aspetti perché se un re forte e in buona salute rassicura, un sovrano malaticcio, incapace di generare degli eredi, tenere saldamente in mano le redini del potere, salire a cavallo e comandare un esercito è vera una iattura per tutti.
Nel 1515 la Francia intera esulta quando sale al trono il giovane, vigoroso e affascinante Francesco I dopo quasi un secolo di sovrani pazzi, depressi, epilettici e mingherlini. Così mingherlini e fragili che, come nel caso di Carlo VIII, basta una testata sull’architrave di un corridoio troppo basso per spedirli al creatore in poche ore e far precipitare il regno nel caos.
Le crisi di follia di cui soffre Carlo VI di Valois negli ultimi venti anni del suo regno aprono la strada a controversie, lotte fratricide, reggenze maledette, ingerenze straniere, guerre e quindi instabilità, tumulti, carestie e di conseguenza anche epidemie.
La morte, nel 1376, un anno prima del padre e dopo mesi di una malattia non meglio identificata ma accuratamente nascosta, del coraggioso e audace Principe Nero primogenito di re Edoardo III, si porta dietro cento anni di instabilità e feroci lotte fratricide fra i discendenti del sovrano che tentano di portare via il trono al piccolo Riccardo II.
Nel XXI secolo inoltre c’è anche un altro problema: la comunicazione.
Cosa dire e non dire, quale immagine dare ai sudditi, come e quanto rassicurare?
Faccio un esempio che esula dal mondo royal però non tanto perché in fondo i presidenti della Repubblica francese sono un po’ dei sovrani.
Negli anni ’80 la grave malattia del presidente francese François Mitterand è stata tenuta accuratamente nascosta e ancora oggi si dibatte su questa scelta controversa che ad oggi è catalogata come un vero e proprio scandalo. Un capo di Stato ammalato e nell’impossibilità di svolgere le sue funzioni (dalle attività pubbliche alle visite all’estero) non è la normalità e la situazione può determinare dei momenti di crisi istituzionale.
È parere di tutti gli osservatori che la notizia della diagnosi di Carlo III abbia contribuito ineluttabilmente e impercettibilmente ad aumentare il senso di instabilità del paese. “Una malattia grave – scrive The Times – anche se si spera curabile, è stata diagnosticata poco più di un anno dopo la morte del nostro monarca più longevo, avvenuta per di più in un momento di grandi cambiamenti… alcuni dei quali sgraditi e quasi tutti controversi”. Insomma nel momento in cui il Regno Unito si è dovuto confrontare con l’uscita dall’Europa, la polarizzazione politica e la stagnazione economica la monarchia ha smesso improvvisamente di essere un punto di riferimento perché essa stessa ha subito un cambiamento epocale. Carlo III ha fatto del suo meglio per addolcire la transizione e stabilizzare la trasformazione ma adesso lo stato di crisi e incertezza è di nuovo aperto.
Il potere della monarchia oggi è diminuito quindi le conseguenze della malattia reale sono sicuramente meno gravi di quanto potevano essere secoli fa, tuttavia, la reazione a questa notizia ha mostrato che l’esistenza del sovrano resta un punto fermo e la sua fragilità disorienta. L’8 settembre 2022 la morte di Elisabetta ha colpito nel profondo certo ma c’era Carlo pronto a rassicurare che tutto sarebbe andato avanti come prima.
La sua decisione di parlare apertamente della malattia, prosegue The Times, è stata sicuramente una scelta ben ponderata per rassicurare i sudditi e il regno e come osserva di nuovo … “guardando alla storia più ampia della corona la fragilità dei singoli reali non è stata sempre una debolezza per l’istituzione… per quanto ci piaccia venerare i nostri monarchi, accettiamo e apprezziamo anche le manifestazioni della loro umanità”. Infatti un’ondata di simpatia e di affetto si è riversata sul re come era accaduto per suo nonno quando lottava contro la balbuzie o all’epoca di Edoardo VII operato d’urgenza alla vigilia dell’incoronazione.
Ma c’è un altro aspetto di cui tenere conto
Qualcuno ha detto che se all’epoca ci fosse stata una tv in tutte le case un uomo su una sedia a rotelle (Franklin Delano Roosevelt) non sarebbe mai stato eletto alla presidenza degli Stati Uniti. Lo stesso discorso vale più o meno per Mitterand i cui due mandati hanno attraversato gli anni ‘80 e parte dei ’90 ovvero un’epoca in cui le notizie potevano ancora essere tenute sotto controllo, filtrate e gestite dallo staff.
Oggi no e quindi le decisioni su questo e su altri temi sensibili vanno prese di conseguenza.
Nel febbraio 1541 Enrico VIII è molto vicino alla fine per l’aggravarsi dell’infezione a una gamba (dovuta a un’ulcera varicosa) ma i suoi consiglieri decidono di non rendere nota la gravità della situazione.
Qualche anno dopo l’agonia e la fine del suo giovane figlio, re Edoardo VI, vengono nascoste per giorni nel frenetico e inutile tentativo di mettere sul trono la protestante Lady Jane Grey e scongiurare così l’ascesa della cattolicissima Mary Tudor.
La stessa ansia invade l’entourage reale più stretto quando, nel 1562, Elisabetta I si ammala di vaiolo; la regina senza marito e senza figli ha una sola erede legittima la cattolica Mary Stuart che nessuno vuole vedere sul trono inglese quindi mentre la sovrana delira in preda alla febbre Lord Burghley, suo principale consigliere, dichiara sconfortato: “lo stato di questa corona dipende solo dal respiro di una persona”.
Situazione non molto diversa il secolo successivo a Versailles dove Luigi XIV vive in costante rappresentazione davanti a una folla di persone ma, nel febbraio 1686, solo pochi intimi sono a conoscenza del fatto che il sovrano subirà un azzardato intervento chirurgico (non privo di rischi perché mai eseguito prima) deve eliminare una fistola anale che lo fa molto soffrire.
Solo il successo dell’intervento, la stoicità dimostrata dal re durante un’operazione subita senza anestesia, fanno si che l’imbarazzante “indisposizione” di cui si mormorava da mesi diventi di dominio pubblico.
Insomma il corpo del re è classificato “segreto di Stato” e i problemi di salute sono resi noti solo se strettamente necessario; nel caso di Giorgio III, che per anni vive segregato insieme alla moglie e alle figlie nel Kew Palace ai margini dell’omonimo parco, solo quando si rende necessaria una reggenza.
Un caso emblematico di malattia nascosta perché il monarca (in questo caso il suo unico erede) non può mostrare la propria debolezza e quindi quanto la successione sia fragile, è quello dell’emofilia dello zarevic Alexei.
Ci sono altri emofiliaci in famiglia ma l’unico figlio maschio di Nicola II e di Alexandra Feodorovna non è un malato come tutti gli altri, è prima di tutto l'erede di un impero esteso dalla Polonia all'Oceano Pacifico, è il simbolo della continuità dinastica di una famiglia che da tre secoli domina un territorio sterminato. Al dramma della malattia si aggiunge l'incertezza per il futuro, uno zarevic continuamente minacciato dalla morte e incapace di vivere una vita normale, non potrà mai garantire la stabilità di una monarchia autocratica come quella russa. In tutto ciò la madre neanche considera l’eventualità che il figlio possa essere scartato dalla successione: Alexei è l'erede per volere di Dio e lei farà qualsiasi cosa perché a tempo debito egli possa accedere al trono, nonostante l'emofilia. Per questo motivo lo zar e la zarina scelgono la strada del silenzio e del segreto. Pochissimi sono a conoscenza delle reali condizioni di salute del bambino e della gravità del suo male.
La famiglia imperiale si chiude in se stessa per proteggere il bambino e il suo segreto. La zarina Alexandra si isola quasi totalmente dal mondo, nessuno conosce vero motivo della sua disperazione, del suo sprofondare nel misticismo e nella preghiera, del suo evitare qualsiasi estraneo e infine della sua scelta di ascoltare Rasputin. Se lo avesse ammesso forse sarebbe stata capita. Come negare conforto e comprensione alla mamma di un bimbo malato?
Sarebbe semplicistico e riduttivo affermare che l’emofilia di Alessio, fu causa della Rivoluzione di Ottobre, ma è sicuramente vero che lo zar, già per natura debole e incerto, diventa, con gli anni, sempre più succube di una moglie sconvolta dalla malattia del figlio e dai sensi di colpa per avergliela trasmessa.
Secondo Pierre Gilliard, istitutore dei figli dello zar, “la malattia dello zarevic gettò la sua ombra su tutto l’ultimo periodo di regno di Nicola II e fu, senza sembrarlo una delle cause primarie della sua caduta, in quanto permise il fenomeno Rasputin e portò al fatale isolamento dei sovrani i quali finirono col vivere in un mondo a parte, racchiusi in una tragica angoscia che per di più dovevano nascondere agli occhi di tutti”.
Alessandro Kerensky, uno degli uomini della rivoluzione affermerà: “senza Rasputin non vi sarebbe stato Lenin”.
In tempi più recenti e in una situazione totalmente diversa la Queen Mum mantiene comunque uno stretto riserbo sulla sua salute e che aveva subito un intervento per un tumore all’intestino viene reso noto solo attraverso una recente biografia. Sua figlia sarà ancora più discreta: totalmente dedita alla Corona fa in modo che quasi nulla si sappia della sua salute tanto che quando appare insolitamente con gli occhiali da sole a un garden party a Buckingham Palace è una pura deduzione che sia stata operata di cataratta. Lo stesso accade in occasione di un intervento a un ginocchio.
Ugualmente riservato il duca di Edimburgo i cui guai medici sono resi noti solo se strettamente necessario come quando non si presenta al Te Deum del Diamond Jubilee (perché il freddo preso il giorno prima durante la parata sul Tamigi gli ha scatenato un’infezione urinaria); ma anche sul declino degli ultimi mesi di vita vengono fornite informazioni piuttosto vaghe.
Il loro figlio ha scelto una strada diversa e il mostrarsi in tutta la sua umana fragilità gli ha sicuramente fatto guadagnare molti consensi.
Grazie per avermi letto fin qui e a presto.
Marina
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Grazie Marina, sempre super interessante
Lettura piacevole e interessante, grazie